Un ringraziamento speciale a Vanni Gandolfo, autore del nostro video racconto
“Combining a deep knowledge and honest respect for tradition with a brilliant sense of drama and imagination, Gabriele Coen is making some of the most exciting, imaginative New Jewish Music out there today. At the cutting edge yet firmly rooted in history, the Gabriele Coen Sextetplays with passion, integrity and impeccable musicianship”.
John Zorn
Sei anni fa, durante un viaggio a New Yorkho avuto l’occasione di dare un mio cd aJohn Zorn, uno dei più importanti esponenti della scena musicale indipendente americana, compositore, sassofonista, produttore discografico e talent scout…il cd ce l’avevo nella tasca della giacca con la speranza di poterglielo dare, ma senza aspettarmi molto…
La mattina dopo, invece, ricevo una telefonata entusiastica da parte di John Zorn che aveva sentito il disco la notte stessa e mi proponeva di produrre il mio nuovo cd, così è nato il nostro rapporto che ha portato alla realizzazione di due lavori per la sua prestigiosa etichetta indipendente, la Tzadik, per cui hanno inciso musicisti importanti della scena downtown newyorchese, sia in ambito rock come Lou Reed e Laurie Anderson, che in quello jazzistico come Marc Ribot e Uri Caine.
Dopo i due album precedenti, “Awakening” e “Yiddish Melodies in Jazz”, è quindi arrivato il momento di concludere questa trilogia americana.
Il nuovo lavoro che stiamo per registrare, verrà comunque pubblicato in America, ma le difficoltà dell’industria discografica ormai non riguardano più soltanto noi, sono una realtà anche negli Stati Uniti e questa volta John Zorn mi ha chiesto di coprodurre io stesso il disco.
“Sephirot” è il titolo del nuovo album a cui stiamo lavorando da circa due anni. Il progetto è ispirato alla simbologia dell’albero della vita secondo la Kabbalah e la mistica ebraica, un viaggio dentro la struttura del mondo divino a livello mistico, ma anche un viaggio dentro gli stati d’animo dell’essere umano. Le sephirot sono infatti i dieci principi basilari che ritroviamo sia nel mondo divino che nella psicologia umana. Sono strutturate come un grande albero e sono collegate tra loro in modo magico attraverso ventidue canali, 22 come le lettere dell’alfabeto ebraico. I loro nomi sono
Kèter (corona), o testa, si trova in cima all’albero ed è il principio di tutte le cose.
Binàh (intelligenza), il polo femminile dell’universo.
Chokhma’ (saggezza).
Chèsed (amore).
Ghevuràh (forza), l’elemento del fuoco.
Tifèret (bellezza), nel corpo umano sarebbe il centro del cuore.
Hod (splendore).
Nètzach (eternità).
Yesòd (fondamento), il luogo di tutte le emozioni.
Malkùth (il regno), la sephirot più in basso di tutte, la più vicina al mondo fisico, nel corpo umano rappresentato dai piedi.
Questo mondo magico e metafisico ha dato ispirazione a dieci brani originali dalle forti sonorità elettriche che combinano l’energia e la passione del rock con la profondità e la raffinatezza del jazz. Infatti sarà centrale il suono del fender rhodes, il mitico piano elettrico che ha caratterizzato a partire dagli anni Sessanta molta storia del rock, ma anche del jazz.
L’ispirazione insomma è quella del jazz elettrico alla Miles Davis di “Bitches Brew” e “In a Silent Way”, per intederci, fino alle sonorità attuali dell’Electric Masada e di The Dreamers di John Zorn, formazioni chiave dell’incontro tra musica ebraica e jazz elettrico.
Mi affiancano in questa impresa i miei compagni di viaggio di sempre: le stesse persone con cui ho registrato già cinque dischi molto importanti della mia vita artistica e in particolare i musicisti con cui ho coronato il sogno di vedere pubblicati i nostri lavori per la Tzadik.
Questi musicisti sono Pietro Lussu, con cui suono da quando avevo sedici anni! E Pietro è considerato anche dai musicisti uno dei più grandi pianisti italiani. Lutte Berg, eccezionale chitarrista con una doppia identità calabrese e svedese, che da sempre lo caratterizza anche musicalmente. Mentre Marco Loddo, in questo caso al basso elettrico, e Luca Caponi, alla batteria formano una ritmica muscolare oltre che raffinata.
A completare la squadra questa volta ho voluto accanto a me anche uno dei più grandi percussionisti italiani, Arnaldo Vacca, un multistrumentista eccezionale dai mille colori diversi, che è stato al fianco di grandissimi musicisti negli ambiti musicali più disparati.
In questa occasione ho voluto chiamare al nostro fianco Francesco Poeti, di una generazione più piccolo di noi, ma anche uno dei chitarristi che va per la maggiore in questo momento, con il quale ho instaurato negli ultimi anni un bel rapporto musicale, .
Non poteva naturalmente mancare Mario Rivera, il bassista degli Agricantus per intenderci, grande produttore e fonico, mio carissimo amico e collaboratore da sempre… quando registro e misso un mio disco lo voglio sempre accanto a me.
Vi chiediamo quindi di sostenerci e di essere con noi in quest’impresa per il completamento della trilogia americana!
Lo potete fare qui attraverso MUSICRAISER, la più importante piattaforma online per il sostegno progettuale ed economico agli artisti.
La cifra indicata come obiettivo minimo rappresenta solo la metà di quella realmente necessaria per la realizzazione del progetto SEPHIROT, ma per noi rappresenta la prima soglia importante per far partire il progetto.
Potete quindi diventare un tassello importante di questo nostro nuovo lavoro e per noi sarà un piacere accogliervi e condividere insieme il nostro percorso.
Grazie a tutti!
Gabriele
Gabriele Coen sax soprano, clarinetto, clarinetto basso
Lutte Berg chitarra elettrica
Pietro Lussu piano, piano elettrico
Marco Loddo basso elettrico
Luca Caponi batteria
Arnaldo Vacca percussioni
Francesco Poeti chitarra elettrica
Gabriele Coen si forma musicalmente prima alla Scuola di Musica Popolare di Testaccio, poi frequenta i seminari di Siena Jazz e viene in contatto in diverse occasioni con importanti interpreti del suo strumento d’elezione (Steve Lacy, Dave Liebman) per poi completare il percorso di studi con la Laurea in Scienze politiche e con il diploma in sassofono presso il Conservatorio Morlacchi di Perugia.
Dalla metà degli anni Novanta è fondatore e leader dei “Klezroym”, ad oggi la più importante formazione italiana di musica klezmer con la quale è tra i massimi divulgatori in Europa della tradizione musicale popolare ebraica reinterpetata in chiave jazzistica.
Figlio d’arte – suo padre Massimo Coen è stato al violino uno dei più importanti esecutori di musica contemporanea – si forma inoltre come interprete nel repertorio del sassofono contemporaneo con il quartetto d’archi “I Solisti di Roma”.
L’esperienza e il percorso maturati con i Klezroym a partire dalla intensa attività discografica e concertistica in Italia e in Europa, (cinque album pubblicati per la CNI “Klezroym” (1998), “Scenì” (2000), “Yankele nel ghetto” (2002), “Klezroym” (2003), “Venticinqueaprile” (2006), fino alle le loro diverse importanti evoluzioni, dalla realizzazione della colonna sonora del film di esordio di Emanuele Crialese “Once We Were Strangers” (1997), all’esperienza teatrale di “Saccarina cinque al soldo” di e con Ascanio Celestini (2001), alle tre stagioni televisive come in-house band della trasmissione “Dove osano le quaglie” (dal 2002) con Antonello Dose e Marco Presta, confluiscono poi nell’attività solistica con la fondazione nel 2004 del quartetto “Gabriele Coen – Atlante sonoro” (Lussu, Loddo, Caponi) con il quale pubblica due dischi “Duende” (2004) e “Alhambra” (2006), sempre per l’etichetta CNI. Con questi due lavori, Gabriele propone un inedito e personale incontro tra il jazz e la world music, compiendo un viaggio a 360 gradi nella fusione tra le diverse tradizioni musicali ebraica, mediterranea, balcanica e il jazz contemporaneo, affiancando la produzione di composizioni originali alla reinterpetazione di materiale tradizionale.
Parallelamente, Gabriele amplia la sua intensa attività didattica e divulgativa che vede uno dei suoi momenti più importanti nella pubblicazione del saggio “Klezmer, la musica popolare ebraica dallo shtetl a John Zorn” edito nel 2000 da Castelvecchi e in seguito nella pubblicazione del saggio “Musica errante. Tra folk e jazz: klezmer e canzone yiddish” edito nel 2009 da Stampa Alternativa entrambi scritti a quattro mani con Isotta Toso.
Intanto, diversifica la sua produzione lavorando come compositore e interprete sia per la danza (Fuciarelli, Patimo), la televisione (Rai Educational, La Grande Storia, Geo&Geo), il teatro (Scaparro e Lisa Ferlazzo Natoli con le produzioni originali “L’alfiere” per il Roccella Jonica Jazz Festival (2005) e “La casa d’argilla per la Fondazione Teatro Due Festival di Parma (2006) e infine per il cinema realizzando in collaborazione con Mario Rivera le colonne sonore dei film “Notturno Bus” di Davide Marengo (2007) e “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” di Isotta Toso (2010). L’incontro con Mario Rivera matura anche nella produzione musicale per il teatro con il “Satyricon” di Renato Giordano con Michele Placido e Giorgio Albertazzi (2007).
Nel 2005 fonda intanto il quintetto “Gabriele Coen Jewish Experience” (Lussu, Berg, Loddo, Caponi) con il quale pubblica nel 2009 l’album d’esordio “Golem” per l’etichetta Alfamusic, distribuito da Egea. Con il quintetto, Gabriele raggiunge una nuova maturità espressiva nel proporre il materiale musicale ebraico in chiave jazzistica fino al folgorante incontro con John Zorn a New York nell’estate del 2010 e l’ingresso nella scuderia della “Tzadik” la prestigiosa etichetta indipendente di Zorn che produce l’album “Awakening” (2010) Il suo è il primo ensemble italiano a produrre un disco per la “Tzadik”, che è diventata negli anni un punto di riferimento importante per il jazz contemporaneo, nella collana “Radical Jewish Culture” che John Zorn ha voluto dedicare alle migliori espressioni della nuova musica ebraica a livello internazionale. Di Gabriele Coen e del suo progetto John Zorn ha scritto: “Gabriele Coen è compositore e interprete di uno dei più entusiasmanti esempi di Nuova Musica Ebraica, capace di combinare una profonda conoscenza e un sincero rispetto per la tradizione, con un eccezionale intuito comunicativo e sensibilità immaginifica. All’avanguardia, eppure fermamente radicato nella tradizione, il progetto “Jewish Experience” esprime passione, integrità e un’impeccabile arte interpretativa”. “Awakening” è stato presentato nelle più importanti occasioni jazzistiche in Italia e anche a New York in una serata speciale al “The Stone”, il locale di Zorn dove si esibiscono abitualmente i più importanti esponenti dell’avanguardia musicale americana e internazionale.
Gabriele prosegue intanto la sua attività concertistica e interpretativa con la “Piccola Banda Ikona” (Saletti, Eramo, Rivera) e da vita con Giovanni Palombo, Benny Penazzi e Andrea Piccioni al progetto “Camera Ensemble” con il quale pubblica l’album omonimo per l’etichetta Helikonia (2010). Collabora inoltre con numerosi altri interpreti tra i quali Elisabetta Antonini e Alessandro Gwis. Lavora ancora a teatro con Mariangela Melato e Michele Placido in “Odio e Amo. Spoon River” (2008), con Dino e Filippo Gentili in “Scintille” tratto dall’omonimo romanzo di Gad Lerner (2010) e con Stefano Cioffi in “Queste mani vengono con me” con Ennio Fantastichini (2010) e “La torta in cielo” con Galatea Ranzi (2012). Del 2013 il nuovo lavoro discografico per la “Tzadik” di John Zorn, “Yiddish melodies in Jazz” ancora una volta nella collana “Radical Jewish Culture.